Un blog che fa parte di una "casta di gente di sinistra"
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25/10/07


La statura del dibattito politico italiano

Di Pietro: "Puzzi."
Mastella: "Tu di più."

Rifondazione Comunista: "I centristi puzzano."
I centristi: "I comunisti puzzano, forse Casini puzza un po' di meno, un attimo ché proviamo ad annusarlo."

Berlusconi: "Quelli di sinistra puzzano, ma se votano con noi non puzzano più."
Prodi: "Il centrodestra puzza, ma se non fa le riforme con noi puzza un po' di più."

Ezio Mauro: "La Chiesa puzza."
Tarcisio Bertone: "La Chiesa profuma di violette, la Repubblica puzza."

Il centrodestra: "Il governo puzza."
Il centrosinistra: "Il governo puzza."

Secondo voi, all'estero si lavan di più o hanno soltanto dei deodoranti migliori?
Rep.it




21/10/07


Growing up in public

Il complesso della calvizie è una tappa obbligata, nella formazione di un ometto: dopo il complesso di Edipo e il complesso di inferiorità (nel caso del bambinocongliocchiali, altrimenti c'era il delirio di onnipotenza del bullo della classe), di solito arriva il complesso della calvizie. Trovi un capello sul cuscino o noti che la superficie della tua fronte è di cinque micron quadrati superiore a quella del giorno prima e inizi a fare un mutuo per andare dal trapiantatore di capelli di Berlusconi.
Andavo alle medie ed ero intimamente convinto che di lì a qualche giorno sarei rimasto completamente calvo, nonostante avessi una notevole massa di capelli (orridamente tenuti, ma questa è un'altra storia). La Mater Familias, per tenermi buono, mi diceva "ma no, hai soltanto l'attaccatura un po' alta" (che sembra un po' Bisio quando dice "ci ho soltanto, certo, sì, la riga in mezzo che è un po' larga"). Ma col passare del tempo, un po' ho fatto l'abitudine alla piazza d'armi che mi ritrovo sopra le sopracciglia, un po' ho capito che la calvizie non è un marchio d'infamia.
Non avevo invece capito il passo successivo al complesso della calvizie: il complesso dei capelli bianchi. "Oddio, ho dei capelli bianchi, il mio corpo è irreversibilmente avviato sulla via del disfacimento fisico, preparate la bara." Qualche settimana fa, la Fortunata mi ha detto:

F: "Ehi, hai un capello bianco sulla nuca! Guarda! Uno, due..."
(il PCI suda freddo)
F: "...tre, quattro..."
(i neuroni del PCI si rifiutano di processare ulteriori informazioni)
F: "...otto!"
PCI: "Signore, perché? Perché?"

Evvabbè, uno nei prossimi 75 anni farà l'abitudine anche a questo (o, in alternativa, morirà, e la bara di cui sopra potrà tornare utile assai).
Marok.org, strepitupido!




18/10/07


Random puzzs

C'è un punto, nel mio tragitto casa-ufficio, in cui c'è sempre una puzza impressionante. Dev'esserci una qualche industria di materiali chimici, dato che gli odori sono tutti della famiglia "vernici, benzine e altre porcherie che intossicano i polmoni alla prima inspirata".
Oggi c'era un inequivocabile, inconfondibile e (per me) ancor più fastidioso odore di canna. Nuovo business?




17/10/07


Fenomenologia delle musichette d'attesa

Avendo passato gran parte degli ultimi mesi al telefono con call center vari ed eventuali, mi sono fatto una discreta cultura su quei simpatici brani che dovrebbero farci ingannare l'attesa e impedirci di "perdere la priorità raggiunta".
Inannzitutto, il centralino aziendale, che spara a tutto volume il primo tempo della Primavera di Vivaldi, talmente distorto da sembrare una b-side particolarmente rumorosa dei Black Sabbath.
La ditta fornitrice dei computer, invece, all'inizio cercava di fare la ggiovane con le ultime novità pop, salvo dimenticarsi per mesi Grace Kelly di Mika. Divertente, neh, ma nel frattempo ha fatto qualche altra decina di singoli.
I call center ministeriali sono infestati da motivetti lounge, perfetti per un ascensore o per un bar fighetto, ma che mal si adattano alle sette ore e mezza che passano, in media, da quando chiami a quando ti rispondono. Il più delle volte, ti addormenti e ti risvegli quando l'operatore, non capendo perchè dall'altra parte del telefono sente un tizio che russa, riaggancia.
La società telefonica dell'ufficio ha da un anno la stessa musichetta R'n'B con pianoforte malandrino, gorgheggi femminili e un'aria da "hey, baby, sali da me, ti faccio vedere la mia collezione di farfalle". Poi parli con Osvaldo che ti dice che l'ADSL non funziona perchè è saltata la centralina e vedi che le due cose non collimano un granchè.
Infine, dulcis in fundo, Libero: sospetto che i frequenti guasti sulla mia ADSL siano una precisa strategia di marketing per sabotare gli Old Man River e la loro La, ché al duecentomilaseicentocinquantaquattresimo ascolto ti viene leggerissimamente a noia.

(se mai dovessi gestire un call center, ci metto Rock and Roll dei Led Zeppelin, voglio vedere se la gente si annoia ad aspettare.)
Old Man River, Angolo Testi, Wikipedia




16/10/07


Progettualità?

Sono (quasi) ufficialmente entrato nel rutilante mondo del precariato, ma ci sono alcune cose che mi lasciano perplesso:
  • Visto che tanto andrò in pensione nel 2076 e mi daranno 400 euro (che, in moneta del 2076, varranno l'equivalente di 12 centesimi), posso non pagare direttamente i contributi?
  • Visto che non sono un subordinato dell'azienda, se mi metto alla scrivania del presidente a bere whisky e a fumare un sigaro, si offendono?
  • Dicono che mi devono comunicare le norme per la tutela della sicurezza sul lavoro: vuol dire che devo mettermi guanti e mascherina quando devo reinstallare Windows sui PC morti?
  • Devo acconsentire al trattamento di un fantastiliardo di dati personali miei e dei miei ascendenti fino alla decima generazione: vuol dire che mi mandano a casa dello spam aziendale?
  • Infine, dulcis in fundo: alla centesima volta in cui mi chiedono "non funziona la posta" perché hanno tranciato il cavo di rete con un trinciapolli, posso avere un pupazzetto?




14/10/07


Scenes from an Italian wedding

Sveglia all'alba, caffè doppio.
Le buche della E45, che ti fanno desiderare di guidare un mezzo cingolato.
I paesaggi scoscesi dell'Appennino, le morbide vallate umbro-toscane.
L'ingresso scenografico nella "Splendidissima Colonia Iulia".
Le salite per i vicoli, la macchina dello sposo infiocchettata, la piazza del municipio.
Tanti amici, tante persone, apparizioni a sorpresa di gente che non vedevi da anni.
Lo sposo, che eri convinto di sbeffeggiare per l'alta uniforme e che invece sembra uscito dal Manuale del Marito Ideale.
La sposa, novella Hepburn in guanto scuro.
Un testimone che dà forfait all'ultimo minuto, un sostituto che sale le scale del municipio borbottando "questa non gliela perdono!".
Due sì, uno stentoreo, uno sorridendo. E, all'improvviso, lacrimoni.
I baci, gli abbracci, la Fortunata fotografa seriale in bianco e nero.
Il lancio del riso, uno scuolabus di bambini delle elementari che urla dai finestrini "viva gli sposi".
Il ristorante, una collina verde scuro alle spalle. Bambini che giocano nel prato, adulti che sorseggiano spumante.
Il tavolo "Little House on the Prairie", e le persone che ne fanno parte esclamano "prateria? ma noi veniamo dal mare".
Le giacche appese agli schienali delle sedie, i nodi delle cravatte che si allentano, le portate che scorrono veloci.
La mia cravatta intinta di miele, la cravatta di TAcchAN intinta di caffè, la fortuna di avere una cravatta sostitutiva.
Si alza il vento, la sposa scalza saluta gli ultimi invitati.
Una macchina nella notte, lanciata sull'autostrada sotto un cielo stellato, con la Fortunata che canta Carmen Consoli mentre l'ennesima curva ci riporta verso Bologna.

Ancora auguri, famiglia felice.
Wikipedia, Microbloggiallo, mezza pensione da Tiffany, strepitupido!, IFTFantaBlog




09/10/07


Taumaturgia

Da 2001: Odissea nello spazio in avanti, l'uomo ha sempre il terrore che la macchina prenda il sopravvento su di lui. Adesso la macchina è arrivata a un livello superiore: sente l'odore della paura dell'uomo, come i cani, e usa la paura stessa a propria discrezione. Non per ottenerne un tornaconto, ma per puro gusto sadico.

Ieri sera, rituale giro dei blog. Vedo questo post di A Day in the Life nel quale si racconta di un iPod resuscitato con la semplice digitopressione, a mò di massaggio shiatzu. Dopo breve ma intensa riflessione, estraggo dal cassetto dei ferrivecchi l'iPod defunto e, sentendomi un perfetto imbecille, massaggio sapientemente gli appositi punti sotto lo schermo. Puff: iPod come nuovo. Tutte le canzoni al loro posto, tutte le foto al loro posto. La Fortunata ha parlato di una precisa scelta progettuale di Apple, io parlerei piuttosto di una precisa scelta commerciale di Apple (che fa il paio con "non ti aggiustiamo il prezioso gingillo, ma te ne diamo uno nuovo o ricondizionato che costa un po' meno di ricomprarlo ex novo ma un bel po' di più di ripararlo").

Stamattina, ennesimo lavoro sulla tesi: semplificando, la grana da risolvere oggi era "codifica e decodifica dei dati". Il circuito di codifica funziona, il circuito di decodifica non funziona. Prendi, correggi, fai, disfai, niente: non c'è verso. Per disperazione: "proviamo a invertire questo pezzo di codice". Tengo da parte il vecchio pezzo di codice, ne faccio una copia e lo inverto. Niente, stesso errore di prima. Provo a ripristinare la situazione iniziale. Bam: funziona tutto. Tutti i dati decodificati correttamente, tutti gli errori corretti.

E, seppur contento per le due botte di fortuna, non posso fare a meno di immaginare l'iPod e il circuito assieme, al bar, che si bevono un bianchino e se la ghignano alle mie spalle.
A Day in the Life, strepitupido!




08/10/07


Once upon a long ago

Una volta avevo quasi sempre voglia di scrivere, ma non avevo costanza. Quand'ero ragazzino, avrò iniziato una dozzina di diari, quasi sempre abbandonati alla seconda pagina.
Poi arrivò il newsgroup, e il sedicenne che ero iniziò a trovare, oltre alla voglia di scrivere, anche la costanza.
Poi arrivò anche il blog, e il quasiventenne che ero mantenne la costanza e trovò una specie di diario, come per onorare quel debito che doveva saldare da quand'era ragazzino.
Da un po' di tempo, però, la voglia di scrivere si è esaurita. Anzi, siamo a livello "crisi di rigetto", salvo rari casi.
E non è che fino a un anno e mezzo fa (quando il blog ha iniziato a mandare cattivo odore) fossi er mejo figo der bigoncio mentre adesso la cosa più degna di nota della mia vita è l'andare al parco a dar da mangiare ai piccioni. Anzi, le proporzioni dovrebbero essere esattamente ribaltate: adesso farei molta meno fatica a trovare cose da raccontare (soprattutto, cose positive). Eppure, non ci riesco.
Prima aprivo la pagina del blog e scrivevo, di getto, dalla prima all'ultima riga. Adesso apro la pagina del blog, scrivo due righe, le cancello, poi ne scrivo altre tre, le cancello di nuovo, poi cancello tutto, scrivo quattro parole e clicco su "Add News" per disperazione.
Tacciamo del punto di vista "tecnico": non ho un tumblr, non ho un twitter [1], non sono registrato o non uso quasi tutti i servizi che un blogger coscienzioso dovrebbe usare. Non che siano indispensabili o che cambino la vita, ma sono un segno del tuo essere rimasto indietro di 3 o 4 giri anche da quel punto di vista.
Infine, dulcis in fundo, ho perso di vista parecchie persone. Non quelle persone che vedi tutti i giorni, ma quelle di cui comunque ti faceva piacere leggere i commenti, o vedere ogni tanto. E invece le hai perse.
Involuzione, si chiama. Vediamo se si riesce a uscirne, piano piano.

[1] Inutile come poche altre cose al mondo, ma fatto benissimo.