Requiem for a Dream di jAsOn
Natale 2003
La nota sul titolo del post di Natale di quest'anno e' brevissima:
Darren Aronofsky, il suo secondo film. Se non l'avete ancora visto,
fatelo subito, immediatamente. http://us.imdb.com/title/tt0180093/
Fine dello spot. Adesso da dove comincio?
Lo dico subito: questo post di Natale mi ha messo molto in crisi. E'
cominciato tutto a New York, con la citta' addobbata a festa, luci
dappertutto [che' loro le sanno fare queste cose], babbinatali
ovunque, i pattinatori al Rockfeller Center e al Vollman Rink di
Central Park, gli omini campanellati della Salvation Army e canzoni di
Natale dappertutto. Dentro Starbucks, in ogni negozio/locale/posto,
per strada, perfino. Se mi avessero detto che mi sarebbe toccato tutto
questo, forse avrei preferito ammazzarmi. Invece New York mi ha
stregato, si e' anche ammantata di neve per compiacermi, e tutto quel
Natale li' mi e' piaciuto un sacco. [Si', anche il Babbo Natale di
Bloomingdale's che mi ha chiesto di andarmi a sedere sulle sue
ginocchia O___o]. Li' ho iniziato a pensare al mio post di Natale, e
mi sono spaventato, ho pensato che mi sarei giocato la faccia a
parlare di 5th Avenue e luci colorate con la lacrimuccia all'angolo
dell'occhio, ho pensato che, con il passare degli anni, mi si erano
spuntati gli artigli [oltre ad aver coltivato con cura una discreta
pancetta da competizione ^_^;;]. La partenza per Londra di domani non
aiutava, inoltre, l'idea di riuscire a presenziare al cenone fuori
citta' con i parenti e come si fa - ditemi voi - a passare un Natale
di merda senza il cenone con i parenti?
Non mi sono perso d'animo, perche' questo post di Natale lo volevo
fortemente [piu' o meno, eh ^__-], e ho quindi telefonato a uno dei
miei cugini per sapere se, eventualmente, mi poteva riportare a Milano
la sera del ventiquattro, in modo da portare a compimento i
preparativi per il viaggio. E, miracolo, ecco il primo spunto. Dopo
essersi stupito per la mia telefonata ["Eh, non ti fai mai sentire..."
- se non mi faccio mai sentire non ti si accende una lucina nel
cervello?], decide di chiosare in maniera egregia la mia domanda: "Ah,
mi sembrava strano che mi chiamavi senza aver bisogno di niente".
[...]
Brutto imbecille testa di cazzo che non sei altro. Leggi qua e
stupisciti della tua abissale idiozia, fallito di merda, perche' qui
c'e' un problema di comunicazione. Se ti chiamo per presenziare al
cenone di Natale in cambio di un passaggio, non ti sto chiedendo un
favore. Il favore lo vorrei fare ai miei genitori che ci tengono, mica
alla tua bella faccia di cazzo. Chemmifrega altrimenti di passarmi una
serata intera in mezzo al vociare fracassone di voi animali e un'ora
abbondante in macchina con te che mi fai le prediche sulla mia vita?
[...]
"No, non ti preoccupare, faccio a meno" - non voglio dargli questa
soddisfazione. Lo prendo un po' per il culo e "comunque", mi dice "non
c'e' problema". Ah, meno male, stavo cominciando a pensare che il
mondo fosse completamente impazzito. E poi mi sono ricordato del
motivo per il quale non tengo relazioni strette con il parentado [a
parte il cuggino fantallenatore, ma quello e' un discorso a parte].
In ogni caso, salvo controindicazioni, il cenone di Natale si fara'.
Mi chiedo, per un secondo, se non sia il caso di comprare un qualche
pensierino per i cugini, poi, per fortuna, lo spirito natalizio mi
abbandona. Si fottano tutti. [tanto, se mi fanno dei regali, saranno i
soliti regali di merda, quindi meglio a mani vuote che sprecare
tempo].
Lo spirito natalizo - quello vero - dato per disperso a New York,
ritorna in tutto il suo splendore nel passeggiare metropolitano. In
particolare quando mi viene la malsana idea di andare alla fiera degli
"obei obei" il giorno di S.Ambrogio. Unica nota positiva: frittelle.
Il resto e' solo un mucchio di gente - troppa per gli spazi esigui del
mercato - tutti ragazzetti "faccesveglie" e comari rumorose e
ingombranti. Dopo le frittelle la calca si stringe ed e' normale che
vorrei ucciderli tutti, cosi' come vorrei uccidere tutti quelli che
hanno preso la macchina quando io dovevo andare a lavorare [ma non per
lavorare a loro volta, no, per andare a intasare tutte le strade -
signore benvestite che comprano i regali di natale - con macchine che
hanno conosciuto soltanto il silenzio delle pareti del garage], cosi'
come vorrei torturare tutti i ferrotanvieri maledetti che hanno fatto
impazzire il traffico a caso [e che mi sono costati un grasso taxi di
ritorno dall'unica serata fuori prenatalizia]. E nel falo' ci metterei
la triade di rompipalle che si č susseguita in un battito di ciglia in
via Dante una delle poche volte che sono stato costretto ad
attaversarla: WWF, Babbo Natale e Greenpeace. Per me potrebbero morire
tutti quanti, sciacalli del buonismo delle feste, caricati con sorrisi
a molla.
[...]
E sempre in tema di sciacallaggio [anche se fuori tema con il Natale],
volevo segnalare quei geniacci che, in piena psicosi da avvelenatori
di acque minerali, mi hanno telefonato un giorno per cercare di
vendermi - spammatori telefonici del cazzo - un depuratore da
installare sotto il mio lavandino, "per avere sempre l'acqua minerale
e sicura". Al diavolo, non so cosa mi abbia trattenuto dal ricoprirli
d'insulti, ma il poliziotto che presidia le acque minerali alla mia
Esselunga avrebbe apprezzato.
[...]
Il conto alla rovescia per il cenone viene interrotto dalla improvvisa
bronchite della zia, per cui tutto salta. [ma la zia non manchera',
oggi, di non farsi trovare in casa per essere andata, con certezza
matematica, a festeggiare il Natale a Bergamo dalla nuora]
[...] Stronza [...]
E l'idea del cenone con i parenti svapora, mentre si improvvisa, per
la prima volta in assoluto una cosa "intima" con i genitori e la
coinquilina. Niente cuginetti rompiscatole, troppo piccoli per essere
interessanti e troppo (presunti) grandi per essere simpatici, niente
giovanile fibrillazione per fuggire dalla noia del cenone [che si deve
fare], per andare - loro - in discoteca con gli amici, niente moglie
troia del cugino [chi la ricorda alzi la mano] che non si fa gli
affari suoi e dice una puttanata dietro l'altra, niente zii talmente
ignoranti da farmi vergognare di esservi in qualche modo imparentato,
niente barzellette volgari [e vergognose], niente schiamazzi, niente
cibi untissimi, niente "facce che non vedo mai" e che continuero' -
grazie al cielo - a non vedere [per un altro anno almeno]. Il tutto
grazie a una (quasi) "finta" bronchite di una zia stronza. Pensa il
destino.
Si riduce tutto ad una "tranquilla" spesa per il cenone all'Esselunga
e una corsa in Feltrinelli per l'ultimo regalo di papa'. Una coda
atroce di "ritardatari" che mai mi sarei immaginato [quanti regali
*sentiti*, mi chiedo, in quel macello di libri e dischi presi -
apparentemente - a caso]. Regali io pochi [fatti e ricevuti], molto
buoni quelli ricevuti, molto buoni quelli fatti. Scelti e cercati, con
cura e con il cuore, non ammassati all'ultimo secondo in una libreria
stipatissima. E finisce tutto cosi', con una furibonda incazzatura
alla cassa dell'Esselunga, di fronte [o meglio in coda dietro]
all'ennesimo esempio supremo di "essere umano imbecille". Uno che
riempe il carrello con i sacchetti pieni e poi decide di tirarli tutti
fuori. E appoggiarli per terra. Per raddrizzare una bottiglia di vino
[che poteva mettere a posto dieci metri piu' in la']. Bloccandomi
inesorabilmente il passaggio ed estraendo dalla mia bocca una fila di
improperi da Guinness. Ecco, io quel signore lo avrei voluto vedere
crocifisso in mezzo al reparto latticini, a monito perenne per tutti
gli idioti che quotidianamente affollano le corsie di qualunque
supermercato. Gente troppo stupida per essere in grado di
"parcheggiare" il carrello in un punto che non dia fastidio, gente che
non si rende conto del fatto che - anche se e' Natale - il mondo
intorno continua a muoversi [anche piu' freneticamente del solito] e
farebbero bene a darsi una mossa prima che qualcuno decida un giorno
di farsi strada a pedate. Gente che proprio a Natale, decide di
impestare il mondo con la propria lentissima presenza.
E finisce tutto li', perche' non posso raccontare quanto bello e'
stato - nella tranquillita' di casa - preparare con la coinquilina il
cenone per noi due, mamma e papa'. Non posso raccontare quanto bello
e' stato , finalmente, un giorno di Natale tranquillo e sereno,
proprio come lo avevo sempre voluto e sognato. Senza cibi unti, senza
parenti odiosi, senza quegli insopportabili "non ti fai mai sentire",
"cosa fai nella vita?", "quando ti sposi?". Una bolla di silenzio -
finalmente - dopo il fracasso dei giorni precedenti, una piccola isola
familiare in cui rifugiarsi e tornare - per un po' - bambini. Una
bolla che sa di regali [con un nuovo Mame sotto l'albero], di dolci e
di affetto vero, non quello finto che e' dovuto per tradizione.
Ho resistito il piu' possibile alle forze nemiche che hanno cercato di
impormi degli addobbi [ho ceduto solo spazio a un po' di vischio], ho
evitato qualunque film di Natale in favore dei Dvd dei Simpson, mi
sono salvato dalle canzoni di Natale e non ho visto nessuno che non
avessi veramente voglia di vedere.
Il Natale sta iniziando a pagare i suoi debiti.
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