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101 cose da evitare accuratamente di RuiZ
Special Session (12 Luglio 1999)

Bè.. Il lupo perde il pelo ma non il vizio...

Ecco che mi e' successo giovedi' sera...
Dovevo andare a far stampare presso una cartoleria proprio ad un passo dalla mia azienda un plottaggio ricevuto via email. La mia azienda non ha il plotter, e spesso ci forniamo presso questa "copisteria". E' un buco di negozio, con una signora sulla cinquantina che fuma da mattina a sera, e l'odore di ammoniaca che pervade tutto il negozio ti fà nauseare dopo 5 minuti che sei dentro. La signora e' una di quelle scontrose, che sembra che non le freghi del destino del negozio, ti saluta male, e ti serve da schifo.
Erano le 19:15, vale a dire che avrebbe chiuso in meno di un quarto d'ora. I disegni erano urgentissimi, e sono andato lo stesso, mal che andava li avrei ritirati la mattina seguente.
Voi non avete presente come sono conciato dopo 13 ore di lavoro.. I pantaloni sgualciti, la camicia che sembra che ci abbia dormito sopra, i capelli che fanno l'effetto cottonfiocc, gli occhi e occhiaie di un tossico... Insomma, uno scarto del genere umano.
Entro dentro la copisteria, e sembra un castello di carte da gioco... In 2 metri quadrati puoi trovare l'equivalente del bancone frigo della Città Mercato.
Io nei negozi entro dentro con lo sguardo basso, e quando ho alzato gli occhi non sono trovato la vecchina dell'ACE, ma bensi' sua figlia che mi osservava. Una ragazza molto carina, praticamente nuda (aveva una minigonna che nella vita precedente era una cravatta del padre, e un top che doveva essere il lungo abito di nozze della sua Barbie). Faccio finta di niente. Distolgo lo sguardo. Sudo ma tanto e' estate, giusto? Inizio a balbettare. "Devo stampare questi disegni DWG, sono urgenti". Cerco di essere serio e professionale. La guardo ancora, e lei mi guarda. Mi guardava troppo profondamente, ero infastidito.
Io intanto l'unica cosa che riuscivo ad osservare erano le sue scarpe. Ad un certo punto sbuca fuori la madre da qualche fotocopiatrice, che mi ricorda che stavano chiudendo. Io avevo il dischetto in mano, lo consegno alla madre dicendo che andava bene anche per il giorno dopo. La figlia mi guardava ancora. Era destabilizzante. Io, prima di salutare, picchio la gamba contro una sedia con le rotelle, che si scaraventa su un mobile con sopra il dispenser dei pennarelli Uni-Posca, che volano a terra come tanti coriandoli colorati a Carnevale.
C'erano due o trecento pennarelli per terra. Li stavo raccogliendo, ma più che altro per sprofondare, o almeno essere il più vicino possibile al suolo. La signora: "Lasci, lasci, facciamo noi, non si preoccupi". E io scappo dal negozio, senza salutare. Guardo la vetrina e vedo la figlia che si affaccia per vedermi. Io mi sciolgo, e stavo tirando sotto un cane..
Il giorno dopo ho detto al mio collega che doveva andare lui a ritirare i disegni pronti.....

 

 

 

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