30/03/06
Ognuno ha l'adolescenza che si merita
Non so che tipo di commedia adolescenziale faranno nel 2100, ma so che nel 2020 faranno questa:
Nell'estate del 2002, un gruppo di amici si prepara a sostenere gli esami di maturità. Una sera, a una festa, Luca incontra Claudia e se ne innamora perdutamente, inconsapevole del fatto che la ragazza è la figlia del suo professore di letteratura, al quale ha per sbaglio inviato un SMS pieno di improperi e che attende l'inizio degli esami per fargliela pagare. Claudia sembra provare interesse per Luca, ma la serata si conclude senza che nulla accada fra i due. Sullo sfondo delle pippe mentali del giovane, si intrecciano le vicende degli altri maturandi: da Ilenia, che sostiene l'inferiorità morale del genere maschile ma è attratta solo da palestrati sciovinisti e maneschi, a Enrico, che passa le sue giornate a giocare a Morrowind e si innamora di CyBeRGnUgNa, ragazza conosciuta nella chat del gioco che si rivela essere un camionista di Catanzaro, da Delia, che crede che l'orgasmo sia un piatto tipico abruzzese, a Stefano, figlio di papà che passa da una discoteca all'altra prostituendosi occasionalmente.
Arriva il fatidico momento degli esami, e Luca riesce a districarsi nelle prove scritte grazie a una serie di stratagemmi: le tracce del tema procurate da Enrico grazie a un italo-australiano conosciuto su un newsgroup, la versione di greco tradotta dalla zia via cellulare, la terza prova copiata mentre i membri della commissione cercavano di riparare la stampante con cui stampare i verbali. Il padre di Claudia non si rassegna a promuovere l'odiato Luca e tenta di fregarlo in un epico orale di cinque ore e mezzo, da cui il ragazzo, lottando con le unghie e con i denti, esce trionfante. Ma una volta fuori dall'aula si trova davanti Claudia che limona ferocemente in corridoio con Stefano. Letalmente traumatizzato, cerca di dimenticare la delusione provandoci con diciotto ragazze, ricevendo come risposta diciotto "però possiamo rimanere amici", ivi compreso quello di Ramona, detta "cesso a pedali". Neanche il diploma consegnatogli dalle mani del terribile professore di lettere riesce a sollevarlo. Il film si chiude con una scena struggente in cui Luca, dopo aver trovato casualmente su eMule un video "Forza.Claudia.amatoriale.da.Arezzo.avi" che riporta le prodezze del suo vecchio amato bene col sopraccitato camionista di Catanzaro, decide di ritirarsi dalle cose terrene e trova finalmente serenità entrando in un monastero trappista.
Colonna sonora: Tiziano Ferro, Radiohead, Pink Floyd, Davide van de Sfroos, Eiffel 65.
miic
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29/03/06
Spoetizzazione
Kamikaze, confini, colonie, muri, strisce, alture e autorità nazionali: uno non riesce nemmeno a comparare lo scenario politico israeliano con le nostre beghe di quartiere. Poi vede che l'ago della bilancia ha il sapore ruspante del Partito Pensionati, il pensiero corre a Carlo Fatuzzo e il quadretto idillico è bell'e che rovinato.
Corriere.it
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27/03/06
Definizioni
La notte bianca è una versione ipertrofica, istituzionalizzata e cittadina del classico struscio nelle serate vacanziere. Solo che non c'è il lungomare e devi fare un'ora di coda per pagare il parcheggio.
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Double feature
Il “tardo album solista del membro di una storica band” è un genere doppiamente negletto.
Un po' come l'angolo dell'acuta critica musicale, featuring On an Island di David Gilmour, eccezionalmente su Left Wing.
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24/03/06
Meo amigo Charlie
Volete sapere cos'è il "cerchio dell'amicizia"? Ve lo racconta Marco Travaglio (con sapida chiosa finale di Vittorio Feltri, e se riescono a far ridere loro due...).
( via Daveblog)
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22/03/06
Scopri le differenze
Sistema maggioritario: il camioncino del comune monta i pannelli per i manifesti elettorali. Il giorno dopo, si trasformano in una spaventosa tonnara di "Meno tasse per tua sorella", "Partito marxista-leninista i capitalisti sono brutti brutti brutti", "Vota Piccio Paccio Arboricolo: da quarant'anni al servizio dei coltivatori di carciofi", con annesse facciotte sorridenti dei vari candidati.
Sistema proporzionale (più latte, meno preferenze): il camioncino del comune monta i pannelli per i manifesti elettorali. A meno di venti giorni dal voto, rimangono semideserti, con uno stuolo di facce sbiadite e semiscrostate che spuntano dagli sparuti poster nuovi, ovviamente coi bollini dei partiti in primo piano.
Morale: la nuova legge elettorale già ce le ha tutte, in più è pure noiosa.
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20/03/06
Infiltrato speciale
Certe volte l'occhio è più veloce della mano, e di qualche ordine di grandezza. Studiare un pezzo richiede prima di tutto uno sguardo analitico che trasformi un semplice profluvio di note in un'interpretazione (o, almeno, in qualcosa che le assomigli). Prima dello sforzo fisico, lo sforzo intellettuale. Ma poi ti metti alla tastiera e scopri che le mani, semplicemente, non gliela fanno. Cerchi di convincerle a funzionare come dovrebbero, le minacci con ore di esercizietti meccanici, ma loro non ne vogliono proprio sapere. E così abbandoni qualsiasi velleità artistica e pensi: "primo: arrivare in fondo, il resto viene dal demonio".
A questo punto, altro problema: arrivare in fondo indenni richiede resistenza, perchè, come in tutti gli sport, se ti saturi di acido lattico è finita. E quindi, se vuoi fare le cose per bene, devi considerarti anche (se non soprattutto) un atleta che necessita di adeguata preparazione fisica. Una specie di mostro a due teste che deve fare da un lato l'intellettuale organico, dall'altra gli addominali. Ovviamente, gli infortuni sono sempre dietro l'angolo. Non i legamenti crociati che ti precludono il grande appuntamento, ma quella cosa fastidiosa, tipo la pubalgia, che avrebbe bisogno di un paio di settimane di riposo per andare a posto da sola ma, ovviamente, cade in un momento in cui non ti puoi permettere pause. "Cisti sinoviale", nel caso specifico: trattasi di un simpatico bozzo sul dorso della mano che crea, dopo una decina di minuti al pianoforte, un altrettanto simpatico effetto "mi stanno crocifiggendo". Se va avanti così, al diploma ci arriverò con gli spartiti in una mano e una siringa di Voltaren nell'altra. E, finalmente, mi sentirò un vero atleta.
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16/03/06
'o famo strano?
"Sì, cara, se non mi si intasa il catetere."
Corriere.it
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Legalista come me
No! Anch'io affine a Di Pietro no!
Voisietequi.it (via un po' chiunque), Wittgenstein, Brodo Primordiale
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Bene comune
Roberto Calderoli ammette candidamente (?) che la legge elettorale da lui redatta è "una porcata". Di seguito riportiamo alcune proposte trafugate con l'inganno dalla scrivania dell'ex-ministro che non hanno potuto essere sottoposte all'esame del Parlamento: - Dichiarazione dei redditi: il termine ultimo sarà estratto a sorte e comunicato ai cittadini mezz'ora prima della scadenza.
- Piano della mobilità urbana: le auto private dovranno sostituire i pneumatici con forme di Grana Padano.
- Salari e pensioni non verranno più erogati in euro, ma in gettoni d'oro.
- Nuovo progetto per il ponte sullo Stretto di Messina: i pilastri portanti verranno realizzati non in cemento armato ma in colla di pesce.
Il Giornale
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15/03/06
Chimere
Pare che siano riusciti a installare Windows XP su un Mac, facendo una serie di barbatrucchi al codice Microsoft.
Windows XP on an Intel Mac, Flickr (via Settolo)
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I bambini fanno pum
Mi ero dimenticato il perchè ogni bambino adori usare la batteria di pentole della mamma come batteria e non come pentole. Ma stasera, in un momento di svacco delle prove del gruppo di cui sopra, un attimo di delirio generale: io dietro alle pelli, il chitarrista alle tastiere, il bassista a farmi le facce e il cantante a ridere. Risultato obbrobrioso, ma mi sono divertito come un matto. Il prossimo passo sarà cantare in farfallino.
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14/03/06
Però il dibattito l'ha vinto Prodi
(e, se permettete, mi gratto.)
Facendo la tara dell'attesa, un po' creata ad arte, da finale dei Mondiali, non capivo e non capisco la paura diffusa che il dibbbattito risultasse una noia mortale. Se vuoi divertirti ti guardi un film, non una tribuna politica. E' questo il frutto peggiore, più che dell'Eone Berlusconiano, della Seconda Repubblica: l'idea del confronto politico come sagra della caciara, come filiazione del Processo di Biscardi. Io volevo (anzi, pretendevo) una serata disumanamente noiosa, di scarsi contenuti, il più lenta e ingessata possibile. L'ho avuta e devo dire che è stata infinitamente superiore alla solita rissa verbale che abbiamo già visto settecentocinquantaquattromila volte.
Ci si aspettava un Prodi podista, che rimontasse alla distanza come un novello Enrico Fabris, e così è stato. Il primo quarto d'ora, come da previsioni, è stato uno strazio: più lento e tartagliante del solito, riesce a non far capire assolutamente niente del cuneo fiscale (probabilmente la copertura la faranno usando i soldi del Monopoli). Berlusconi dimostra subito che le regole gli stanno strette, sfora ripetutamente e Gieimimùn deve fare il conto dei secondi da recuperare con un sistema di equazioni differenziali. Sorgi balbetta, Napoletano si attiene al copione.
Superato lo scoglio iniziale, Prodi a poco a poco prende il sopravvento, ha ampie praterie in cui imperversare con la retorica dell'unità, del paese da ricomporre e da rilanciare, col suo tono da solido pretone di provincia, rilassante come un vecchio plaid e una tisana calda: non esattamente un ideale di serata trasgressiva, ma meglio di un calcio in culo. Il Cav. si difende dignitosamente snocciolando numeri in serie [1] e sembra sfangarla, nonostante non sembri proprio la strategia adatta a uno che deve rimontare. Poi però si getta a capofitto in un barile di sterco sul discorso-quote rosa, dipingendo un quadro di "spose" e donne che "dovrebbero lasciare marito e figli per andare a Roma" degno di Fogazzaro. Probabilmente se ne accorge e inizia a disegnare configurazioni dadaiste sul suo foglietto, mentre il Prof., nonostante tenti con successo l'autogufata dell'"avrò il più grande gruppo parlamentare di sempre", va in crescendo come un trattore Iveco.
Si arriva con meno fatica del previsto all'allocuzione finale, solitamente terreno di caccia del Cavaliere. Invece spreca la metà del tempo a lamentarsi delle regole (senza guardare in camera) facendo la faccetta appesa di chi fa firmare un cinque e mezzo alla mamma. L'altra metà è loffa come non mai e Prodi ha gioco abbastanza facile a controbattere, chiudendo con un'audacia per lui inaudita sulla parola "felicità".
Morale della favola: serata decente, vittoria 2-1 (in casa e in rimonta, Berlusconi ha giocato in dieci per più di un tempo) del Professore, volume elettorale spostato uguale a zero al quadrato, hanno vinto tutti, i comunisti puzzano. Tutto normale.
[1] E giuro che a un certo punto, se Berlusconi avesse pronunciato un'altra qualsiasi cifra (vera, taroccata, ottenuta per interpolazione dalla serie statistica dei gol in campionato di Costacurta, non me ne fregava niente) sarei andato personalmente a Palazzo Grazioli con una roncola.
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13/03/06
Partite di giro
Qualche settimana fa era saltata fuori la notizia che Bjorn Borg volesse vendere i suoi trofei per fare cassa. Andrè Agassi si è offerto di creare un consorzio per evitare che i cimeli finiscano nelle mani del riccastro incolto di turno. Una domanda: fra i trofei suoi, quelli della moglie e quelli di Borg, cos'ha al posto della classica bacheca, un hangar?
Kataweb Sport, Wikipedia
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09/03/06
Aci, Aiscat, Alimortè
Sempre rimanendo in ambito torinese: chi è il finissimo pensatore che ha deciso che, nel periodo delle Olimpiadi, la Milano-Torino fosse costituita per la quasi totalità da salti di carreggiata (alcuni facoltativi!) e da corsie che si riducono improvvisamente da tre a una? Ovviamente, poi, la gente decide di giocare agli autoscontri proprio quando la corsia agibile è una sola. Non riesce neanche a farsi un po' male e suscitarti della pietà, no: è lì, viva e vegeta e pronta a ricevere una salutare salva di insulti dagli automobilisti di passaggio per i quaranta minuti di coda in mezzo ai contadini cannibali del Vercellese.
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Lo stadio A, lo stadio B
Il Delle Alpi è un carrozzone di panini con la salsiccia, bottiglie rotte nel piazzale davanti ai cancelli e personaggi dai discutibili cappelli. Di bagarini, col biglietto nominativo, non ce ne sono più; in compenso sono aumentati esponenzialmente gli addetti alla sicurezza, tanto da far pensare a un gigantesco travaso da una categoria all'altra.
Evitiamo di commentare i primi dieci minuti: la partita è già iniziata e al tizio ai cancelli che ti chiede biglietteddocumento rispondi "reggimi un secondo il panino", poi corri corri corri corri fino al secondo anello, cerchi un pertugio per vedere il campo, il panino ti è rimasto tutto sullo stomaco e pliff, gli altri segnano. E non è che ci sia niente da dire: a destra c'è Zebina a destra che non allunga la gamba neanche per sbaglio, Vieira sembra in preda a un attacco di labirintite fulminante e Ibrahimovic è in una di quelle serate in cui andrebbe preso sistematicamente a cinghiate. Sugli spalti, la solita varia umanità. C'è un tizio che si sente un novello Trapattoni e dà indicazioni ai giocatori, un altro che dice a uno stewart cascomunito "Tiraglielo, quel casco, a quei crucchidimmerda". Finisce il primo tempo e il popolo bianconero si reca mesto in bagno a scambiarsi fini pareri tecnici.
Secondo tempo. Ognuno reagisce a modo suo. C'è chi, come la Juve, entra in campo dieci minuti prima e rischia un'epidemia di strappi muscolari. C'è chi entra in trance agonistica esprimendosi a monosillabi. E c'è chi, serafico, dice "Tranquillo, questa è la nostra solita qualificazione all'ultimo minuto. Punizione al 90°. Tanto poi al prossimo turno ci buttano fuori."
La Juve attacca, gli altri non fanno molto ma quando fanno con tre passaggi arrivano in porta. Al duecentesimo tentativo, Nedved arriva in area, tutti pensano "adesso fischiano il duecentesimo fuorigioco" e invece qualcuno che si rivela essere Trezeguet segna. E si ricomincia: la Juve attacca, gli altri arrivano in porta con tre passaggi. Il tempo passa, la speranza scema, l'arbitro continua a fischiare solo nei quindici metri a cavallo della linea di metà campo (non è faziosità, è che più in là non riusciva a muoversi).
E all'improvviso, quando non ci speravi più, due fotogrammi.
Uno è quello della palla che scivola dalle mani del portiere in maglia rosa.
Uno, qualche decimo di secondo dopo, è quella della palla che rotola a due all'ora in porta.
Dopo un paio di secondi in cui nessuno ci ha capito nulla, gioia, tripudio, gente che grida, abbracci con perfetti sconosciuti. L'irrazionale si fa carne: un tifoso gioisce, un tifoso si dispera, un portiere pensa di mettere il sigillo su una partita perfetta per sè e per la sua squadra e invece si prende un tram in faccia. Sottile è il confine tra la vittoria e la sconfitta, tant'è che quei cinque minuti che mancano alla fine della partita sembrano non passare mai, ché dopo gli Europei 2000 le hai già viste tutte. Ma stavolta i famosi dei del pallone hanno deciso così. Stavolta hanno dato, prima o poi toglieranno.
Si chiude con un vigile urbano, di quelli che vengono messi a smistare il deflusso dei tifosi (un po' come spegnere un incendio con una pistola ad acqua):
"Com'è finita la partita?"
"2-1 per la Juve."
"Siamo passati, allora?"
"Sì."
Sorrido, sorride, fa passare un gruppo di pedoni. Fino al prossimo turno, tutto bene.
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08/03/06
Comodità
Fanno tanto gli atlantisti, quelli che "viva l'Ammerega, viva la libbertà, viva Starrebaccs" e poi si scandalizzano per un endorsement, neanche dei più recisi (tant'è che vengono dispensati elogi a piene mani, mancano solo Berlusconi, Bossi e Ciccio Formaggio per coprire l'intero arco costituzionale).
Corriere.it
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In absentia
Scusate, ero occupato a salvare un mondo.
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02/03/06
01/03/06
Il pagellone dei fiori³ - 2
(già alla seconda serata non se ne può più. la pausa della Nazionale giunge propizia.)
Giorgio Panariello: voto 7,5. Ebbene sì. nonostante la prestazione di ieri sera sia stata peggiore di quella di lunedì (più sguaiata e incline all'entusiasmo forzato nei confronti dei "progetti interessanti" dei cantanti in gara), si merita una larga sufficienza addossandosi a più riprese colpe che sono sue solo per una percentuale limitata. Onore al coraggio. Malausséne.
Victoria Cabello: voto 5/6. La verve (?) di Panariello è coincisa con lo sgonfiarsi di Vicky, che incide molto meno rispetto alla prima serata ripetendone solo le gag meno riuscite (soprattutto quella delle scarpe scomode). L'alunna è brava ma non si impegna. Rimandata.
Ilary Blasi: senza voto. Le fanno vedere Totti (voto 6) e non ci capisce più niente, inanellando zoppie e strafalcioni. Ma, sorpresa vera o finta che fosse, al cuor non si comanda. Giustificata.
Il fonico: voto 2. Metà della serata è funestata da fischi e volumi messi ad minchiam. Ha quasi 48 ore di tempo per ripassarsi il manuale del mixer. Dummy.
Il borsino dei big (ovvero: una valida alternativa al ripetere tutte le volte centosettantacinque giudizi)
SU:
- Anna Oxa: al secondo ascolto si è confermata in tutta la sua fastidiosa pretenziosità. Ma alcuni passaggi della canzone erano degni di nota (specie quello con le Voci Bulgare in sottofondo - sarà che aveva il pathos di un inno dell'est sovietico). Credo che abbia voluto mettere troppa carne al fuoco.
- Mario Venuti: la sua canzone è finita nello sterminato cimitero delle "canzoni sanremesi carine eliminate subito ma che faranno un certo grado di successo". Forse è meglio così.
- Ron: ribadisco il giudizio della prima serata. Pezzo scolastico che però nella media generale finisce per spiccare. Ah, l'aurea medietas.
GIU':
- Anna Tatangelo: ma parliamo di questo testo meraviglioso.
Ti sembro quasi una farfalla, un giocattolo, una palla, sì, da prendere.[...]
Essere una donna [...] è la gioia di amare e di sentirsi consolare, stringere un bambino forte, forte sopra il seno con un vero uomo accanto a sè.
Un vero uomo con una canottiera sporca di sugna di maiale che emette poderosi rutti frugandosi avidamente il naso, immagino. Per non dire altro. - Gigi Finizio e i Bonghisti Riuniti di Scampia: l'ennesima dimostrazione della potenza della lobby partenopea che permea i gangli vitali dello stato peggio della P2.
- Sugarfree: glam-pop di dubbio gusto che si dà arie da rockveropuroeduro. Argh.
Riccardo Cocciante: voto 8. Fa quello che dovrebbero fare tutti i superospitisanremesi: arrivare, sciorinare i suoi due/tre successoni, ricevere la standing ovation e andarsene. Liscio come l'olio. Grande Puffo.
Simone Cristicchi: voto 7-. Da quello che vuole cantare come Biagio Antonacci un pezzo inferiore ai primi due singoli ma comunque gradevole (oltre che molto radiofonico). Il meno per gli "ilalà" e gli "embè". Fabbricante.
Monia Russo: voto 4. Sanremese stretto, molto stretto. A volte penso a un generatore casuale di canzoni di Sanremo, comprensivo di musica e di testo. Meccanica.
Helena Helveg: voto 5,5. Sanremese sì, ma con una certa grazia e personalità. Senza quella specie di scaldamuscoli fucsia con i lustrini (che forse erano calze, forse erano scarpe alte, insomma, erano una porcheria) il voto sarebbe anche potuto essere superiore. Swarovski.
Antonello e Virginio: voto 2,5. Uno aveva scritto sulla schiena "Residuati bellici di Maria De Filippi" e l'altro no: non ho trovato altre motivazioni valide per distinguere la valutazione sul loro neomelodico nato vecchio e probabilmente destinato a prosperare nelle riserve indiane di Radio Italia et similia. Autarchici.
Deasonika: voto 6-. Canzone strana e probabilmente non un granchè, ma di prim'acchitto dava una buona impressione. Peccato che il testo contenga parole inglesi a casaccio tanto per darsi un tono. Imprinters.
Jesse McCartney e Hillary Duff (ovvero "I bambini americani in gita"): senza voto. Due momenti sapientemente (stavolta sì) piazzati dagl autori per mandare la gente in cucina a procacciarsi del cibo. Metaboliti.
La giuria demoscopica: voto 5/6. Come lunedì: qualche cosa buona (fuori la maggior parte delle peggiori rotture di palle fra i giovani) e qualcuna meno buona (fuori Venuti e dentro Povia). Shit happens.
La serata: voto 4. Ho preferito la prima serata, pur nella sua approssimatività e nel suo procedere a vista. Ieri sera Panariello ha cercato di tenere alto il ritmo con una conduzione più sopra le righe, ma il rimedio è stato peggio del male, moltiplicando esponenzialmente la noia. E la stangata dell'Auditel è stata inevitabile. Rivoglio il mio "qualora lo vogliate".
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