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Il giallino del mese

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30/09/05

:: by :: lisagialla
outside it's america

prada marfa
regina del deserto
[chettimar, mpm]


[+] :: ore 17.58 :: 0 comments


:: by :: Zio Burp
In morte di un giallino

Si svegliò con una fitta al petto. 30 settembre, ultimo giorno, ultimo post da giallino. Respinse le lacrime della nostalgia preventiva. Si ripromise di arrivare prestissimo in ufficio, scrivere, postare e voltare pagina. Quel colore, quella parola, ormai appartenevano già al passato. E ogni volta che questo pensiero lo prendeva, gli strizzava il cuore.

Salì sul treno. Due giovani parlavano di politica. Le primarie Bertinotti, Prodi. Uno col pulmone giallo e l’altro coi giallini.
Cambiò posto.

Due ragazze discutevano di libri. “Ma insomma sono dei gialli o no?” “Non proprio gialli, non del tutto…”
Le abbandonò e si isolò dietro le cuffie.

Al bar, spense la musica per ordinare. Una ragazza commentava l’abbigliamento dell’amica: “No, non un colore così carico dico, più sfumato. Ti dico che con questi starebbe bene un qualcosa di giallino”.
Fanculo.

Per strada, da un’impalcatura la voce di un muratore: “Il capocantiere è su? È già lì, no?”.
Merda.

Squillò il telefono. “Ohi, ti ricordi Addolorato? La canzone di Elio. Quella che c’è Mino, Rino, Pino, Cino, Tino, Dino. Ne ho dimenticato qualcuno? A parte Vino che se lo son bevuto, dico. Ah, già, Lino. Grazie ciao.”
Rimerda + fanculo.

Arrivò in ufficio. Cancellò dal campo visivo tutti i post-it che incorniciavano il suo monitor. Si collegò alla rete e digitò i dati di accesso. Entrò e scrisse un post struggente. Mescolò la gioia di esserci stato con la nostalgia preventiva. L’ebbrezza con l’assenza. Ci mise i ringraziamenti alle padrone di casa, con tanto di torbidi inchini e bollenti baciamano. Ci mise saluti e baci e pacche sulle spalle per tutti quelli che erano passati di lì a leggere. Mentre scriveva, Cuccureddu gli sbucò dalla tasca implorante: nei commenti aveva trovato un cucciolo di Furino. Ora non voleva abbandonarlo. La tasca si riempì di lacrime.

Lui finì di scrivere, poi con l’indice umettato e solenne delle grandi occasioni, premette il tasto invio.
E nel momento stesso in cui il testo andava online, centinaia di post-it in tutto l’ufficio deserto improvvisamente presero vita. Gli svolazzarono intorno alla testa, incorniciandolo di giallo. Poi si afferrarono lievi ai suoi vestiti, sulle spalle, sul colletto.
E cominciarono a trascinarlo verso l’alto.

Lui chiuse gli occhi, beato, e iniziò l’ascesa all’empireo dei giallini. Lassù, alcuni volti si affacciarono e si produssero in ebbri cori di incitamento. Fluttuava sereno. Era quasi giunto al soffitto dell’ufficio, vide l’ingresso di un tunnel giallo, afferrò alcune mani protese quando tutto di botto finì.
La porta dell’ufficio si spalancò. Entrò la donna delle pulizie: “Ohi, te se giamò chi? Ma in de che te vet?”. La sua voce tabaccosa bucava un cespuglio di baffi grigiastri. I post-it terrorizzati mollarono la presa e fuggirono lesti oltre il finestrone. Lui precipitò da circa tre metri sulla propria scrivania, sollevando un gran polverone di libri, carta e altri oggetti non meglio identificati.

Quando tornò il silenzio, la donna delle pulizie si avvicinò. Si chinò e prese il polso dell’uomo. Scosse il capo. Vide un pacchetto di sigarette che gli sbucava dal taschino. C’erano 5 Pall Mall. Se ne prese 4 e rimise a posto il pacchetto. Si alzò in piedi, prese un calendario di Max, lo dispiegò e lo distese sul corpo immobile. Poi impugnò il mocio e se ne uscì serena, fischiettando la Vanoni.

[+] :: ore 15.33 :: 11 comments


:: by :: Zio Burp
Un ritratto val bene due denti

Secondo voi è lecito desiderare di saper disegnare solo nei prossimi dieci minuti e poi mai più, per ritrarre qui sul quaderno il volto della ragazza che sta 5 metri e due sedili più in là sul treno?
Che parla fitta con l’uomo di fronte (dubbio: il suo?). Che si è accorta che l’hai notata, che la fissi e scrivi (o disegni) qualcosa.

Fossimo in un romanzo, ovviamente sarebbe un romanzo in cui io saprei disegnare ma che dico come Caravaggio, almeno come Andrea Pazienza dico. In questo romanzo io finirei il ritratto, mi alzerei in piedi e la guarderei appena. Poi, mi avvierei calmo verso di lei, le darei il foglio e via. Senza dir nulla, sorridendo appena. Il disegno sarebbe bellissimo, ovvio. Fateli voi due occhi di quel verde con un trattopen nero.
Lei sarebbe colpita dal mio gesto, credo.
Io dal gesto del suo accompagnatore (a quel punto il suo, senza più dubbio).
In un romanzo ottocentesco sarebbe un guanto sul viso. In tempi più moderni un climax: dall’occhiata al fanculo fino al cazzotto.
Sock.
E due incisivi che rotolano sotto un sedile.
Fosse un romanzo ne valeva la pena, no?
Tanto io nei romanzi uso sempre denti altrui.

[+] :: ore 10.18 :: 4 comments


29/09/05

:: by :: lisagialla
red princess

ho sempre creduto che la metropoltana milanese fosse un mezzo di trasporto a spiccata prevalenza femminile. sbagliavo. alle sei:venti di questa mattina, il vagone era maschio assai. non proprio profumato, forse, ma eccezionalmente galante.

[+] :: ore 08.47 :: 7 comments


28/09/05

:: by :: lisagialla
you look magnificent

è raccapricciante come tutte le storie siano uguali. le storie degli altri. quando mi annoio mi metto a guardarle e finisce come via col vento: sono in grado di anticipare qualunque battuta, dal principio alla fine. la malcapitata è lì che racconta tutti i dettagli di quel pranzo straordinario e a me sembra impossibile che non sia apparsa una scritta in cielo: non gli piaci abbastanza. non ho mai avuto il coraggio di rischiare sul serio, dire 'ora ti spiego adesso cosa' e stilare una tabella di mosse, tempi, parole precise. sarà che sono spietata e pettegola, mica scema. le storie che finiscono, poi, sono tutte infelici con lo stesso imbarazzante dettaglio - qualcuno ci ha già scritto un libro, lo so. si trascinano a dispetto di qualunque buon senso fino al perfezionamento del meccanismo di rimpiazzo; poi è questione di ore. anche se coltivo la certezza della mia radiosa individualità, ogni tanto mi assale il sospetto che, vista da fuori, non sia molto più imprevedibile di così. devo correre ai ripari. quest'anno, più dell'anno scorso, io voglio essere bree [*]. ho già legato i capelli.

[*] seconda stagione, season premiere.

[+] :: ore 14.47 :: 12 comments


:: by :: Zio Burp
A spasso nei libri: tre viaggi, tre personaggi

Kugelmass è un professore newyorkese infelicemente sposato per la seconda volta. Woody ci racconta la sua storia in tredici paginette.
Scacciato da un analista, abbordato dal Grande Persky, sedicente mago, l’ansioso Kugelmass (“voglio una storia romantica, amore, bellezza”), accetta la sua proposta. Per una ventina di dollari, sceglie un libro ed entra in una specie di portantina cinese, ordinaria, mal laccata. Il mago batte tre colpi sulla portantina e Kugelmass si trova scaraventato in quel libro al cospetto del personaggio che ha scelto: Emma Bovary.
La storia prosegue magistralmente, con il dovuto climax fino a un finale irregolare, grosso e peloso.

Ma la domanda qui e ora è:
Siete lì con il Grande Persky e avete sessanta verdoni, quindi tre viaggi, quindi tre personaggi a vostra scelta nell’intera storia della letteratura:
A) Un personaggio con cui fare due chiacchiere.
B) Un personaggio con cui avere una storia d’amore.
C) Un personaggio con cui trascorrere una notte (o un weekend) bollente.

Io, senza pensarci in modo enciclopedico, dico nell’ordine: Barney Panofsky, Charo (di Pepe Carvalho) e Fanny (Erica Jong).
Avvertenza: è un gioco che può generare dipendenza.

[+] :: ore 12.22 :: 17 comments


27/09/05

:: by :: SuperBimba
Lamentosa

Ma anche a voi capitano certi momenti in cui avete l'impressione che durante la notte tutti i vostri vestiti si siano ammutinati contro di voi, restringendosi di una taglia?

[+] :: ore 15.08 :: 21 comments


26/09/05

:: by :: Zio Burp
SMS - Scherzetto molto stupidino? Soliti maschi scemotti?

Una giovane collega solca l’open space e approda alla nostra scrivania, a colloquio con la mia fidata e saggia dirimpettaia. Non c’è aria di segreto, anzi il tono di voce è normale. Trattasi dunque di fatto privato in luogo pubblico. Riferito con una forte nota di sollievo, tra l’altro. Senza muovere gli occhi dal monitor, con un’impercettibile rotazione del padiglione auricolare destro, mi sintonizzo.

"Sai quella storia dell’sms sul cellulare di mio marito no? Quello di quel numero che diceva Ci vediamo stanotte a casa mia…? Ecco hai presente che ti avevo detto no? che casino… tutto ‘sto casino per nulla… Poi mi han spiegato com’è andata sai? C’era la cena aziendale e i soliti trequattro stupidotti avevano rubato il telefono di una collega e con quello avevano mandato a tutti lo stesso messaggio, sai che ridere, che scemi non trovi? Chi me l’ha spiegato dici? mio marito e poi anche un altro suo collega."

La mia fidata dirimpettaia ascolta, confortata e confortante. Ah ecco, bene… già allora tutto a posto…
Poi restiamo soli. Scuote la testa. “Tra l’altro… mi ricordi per favore di scrivere a Babbo Natale che non si sa mai?”

File – apri – documenti – lavori in corso – libri ancora da scrivere – doppio click su Cielo, mio marito / No amore non è come pensi tu – Corna e negazione dell’evidenza nell'elettrovillaggio globale.doc
Cntrl+fine - rapida trascrizione dell’accaduto – salva – chiudi.

[+] :: ore 17.40 :: 6 comments


:: by :: SuperBimba
Quasi dimenticavo

di avvisarvi che è finita l'estate, perché ho terminato l'eau de toilette al tè verde. L'autunno, come anticipato dai post giapponesi, per quanto mi concerne sarà così profumato. Si concludono così le brevi informazioni di servizio di oggi.

[+] :: ore 17.08 :: 8 comments


:: by :: lisagialla
fin qui tutto bene

Non un’idea brillante, suicidarsi la notte di Capodanno. Piuttosto originale, se devi scriverci un libro; meno se di quel libro sei invece il protagonista e ti trovi a dividere la scena – nello specifico, il tetto della Topper’s House, centro di raccolta londinese per aspiranti suicidi – con altri tre personaggi nelle medesime condizioni. Ovviamente disperate.
quello che importa è la discesa, non l'atterraggio. questa settimana, su left wing.

[+] :: ore 16.13 :: 20 comments


:: by :: SuperBimba
Dandoci un taglio (post vero)

Ho deciso. Non è stato facile, tutt'altro, ma come sapete la mia vita da un po' aveva bisogno di una svolta. Di qualcosa di nuovo, di bello, di creativo... Basta perdere tempo, rimpiangere il passato, temere il futuro. Finalmente il passo è compiuto. Dove mi porterà, non so. Non so se sarò all'altezza di questo nuovo compito. Ma l'importante, si sa, è cominciare... per questo ho preso in biblioteca corso rapido di découpage, découpage, tecnica e modelli, arte e tecnica del découpage.
Vi farò sapere.

[+] :: ore 15.48 :: 15 comments


24/09/05

:: by :: SuperBimba
Un sabato qualunque

Giovedì sera, l'aperitivo milanese (con assortimento di blogger, giornalisti, scrittori, fiancheggiatrici alla direzione di importanti reti televisive, persino un archeologo) si conclude con un pizzino da Princi e il passaggio obbligato all'edicola notturna. Un paio di colleghi, perché noi valiamo, comprano Topolino e Grandi storie di Paperi, io la mia preziosissima copia di Cosmo. Nel formato compact che mi piace tanto tanto. Decido di conservare religiosamente il giornale ancora sotto cellophane fino al sabato mattina.
Per una volta faccio uno strappo al rito, che prevede la lettura pagina per pagina, senza saltare mai alle sezioni preferite... c'è un pezzo sui blog e capirete la tentazione.

Sabato mattina, ore 11:39, Essebì compone un numero di cellulare.
sere [molto professional]: pronto?
essebì [voce tremula, un tono sopra il normale]: siamo su Cosmo!
sere: ...???
essebì: siamo su Cosmo!
sere: ...!!!
essebì: pagina 149!
sere: leggi...
essebì: quanto a noi di Cosmo...
sere: noi di Cosmo...
essebì: abbiamo un debole...
sere: abbiamo cosa? leggi più piano...
essebì: quan to a no i di Co smo ab bia mo un de bo le...
sere: un debole? aspetta rileggi...
essebì: quanto a noi di Cosmo abbiamo un debole per le ragazze di Microbloggiallo...




Insomma, c'è chi è apparso su Panorama, chi sull'Espresso, chi sul Foglio, chi sul Corriere della sera.
Ma capirete che per noi questa è la soddisfazione massima, la consacrazione definitiva.

[+] :: ore 12.40 :: 41 comments


23/09/05

:: by :: SuperBimba
Lo spasimo d'allora

Il velo l'ha tolto Giulia Blasi. Poi ha rilanciato il professore. Mi si è aperto un mondo. Non ero, non sono sola! Ora il mio sogno è quello di sapere perché io avevo il terrore di:
- sigla finale delle trasmissioni tv Rai
- sigla di Carosello, ma solo dopo il 1° gennaio 1977
- pubblicità del Petrus Boonekamp col pugno di ferro
- réclame del rasoio Bic, con Franco e Ciccio che cercavano di rasare dei palloncini (o forse è solo un parto della mia fantasia)
- in misura minore, canzoncina di superfaust col piretro e la zanzara kaputt.
Ora scusate, ma anch'io vado un po' a rivivere lo spasimo d'allora.

[+] :: ore 21.29 :: 10 comments


:: by :: morgan
Gianna Elvira Cantatore...?

Ditemi che non è vero...

P.S. Non conosco il tedesco. Chi vuole compiere la sua buona azione quotidiana? E non vale cercare su Google!

[+] :: ore 15.00 :: 11 comments


21/09/05

:: by :: Zio Burp
Io, il mio Maestro e il Maestro del mio Maestro (della pesca online con canna e/o rete)

Tra gli ometti che frequento oltre i 35, Max è l’unico che è rimasto orgogliosamente single. E su di lui, tutti noi più o meno concubinamente accoppiati riversiamo più o meno consciamente il seguente transfert: "ah, beato te, goditela figliolo, tuffati, che aspetti?"
L’erba del vicino è una jungla di un verde ammaliante, insomma. Max non ha alcun bisogno dei nostri incoraggiamenti. Né dei nostri consigli. Soprattutto da che ha scoperto Meetic.

“Prendi questa rete e seguimi” mi disse un giorno indicando il web tutt’intorno. “Farò di te un pescatore di donne”.
“Maestro” balbettai “ma io sono sposato…”
“Uhm” fece lui carezzandosi il mento e fingendo delusione “vorrà dire che il tuo pescato lo getterai nel mio secchio”.

Così, qualche sera dopo eravamo all’opera. Seduti a chiacchierare sulla riva del suo divano, i piedi a mollo nel tappeto. Davanti a noi, un notebook pieno di ami innescati, profondamente immersi nella grande rete.

Mentre io trafficavo con esche e ami, il Maestro disse: “Guardami le esche e fai come se fossi me. Io intanto pfepavo un aprtifo”. Disse proprio così, slinguando un sottile foglio di carta lievemente collosa. Io capii che la pesca ha i suoi riti e tornai alle mie mansioni.
Dopo pochi minuti, nei panni del mio Maestro pescatore, amabilmente conversavo con sue prede passate e future.

“Ma perché hai litigato con questa?” chiesi poco dopo elevandomi sopra Jannacci che riempiva la stanza.
La sua risposta giunse roca e fumosa dall’altro capo della stanza: “Sostiene che sono immaturo sul tema sesso”.
Risposta che, con candore misto a calcolo, io nelle sue vesti fedelmente digitai. Ammisi che era la verità e addussi validi motivi. Il mio Maestro non si scompose per questa tattica di pesca tanto aggressiva. Disse solo: “Mi casa, tu casa”. Indi ci scambiammo le canne, da pesca e non.
Poi, squillò il cellulare del Maestro. Era lei. Accettava le sue scuse, ne apprezzava la sincerità e intendeva vederlo la sera dopo.

Poco dopo, piacevolmente stonato, lasciai quella jungla lussureggiante e sereno me ne tornai al mio praticello casalingo. E mentre guidavo, con Tenco a palla, cercavo di rammentare un nome, Lewis qualcosa, ah sì ecco Lewis Wingrove.

[+] :: ore 17.29 :: 12 comments


20/09/05

:: by :: lisagialla
it is always nice to see you

ho una passione - per molti versi incomprensibile - per questa canzone: quando comincio a cantarla, non riesco più a smettere. e poi, di solito, ricomincio da capo. imperdibile.

[+] :: ore 12.37 :: 9 comments


19/09/05

:: by :: Zio Burp
L’Odissea di Cuccureddu (o dell'intrattenimento creativo delle creature)

Si prende un personaggio di fantasia con un nome buffo e inconfondibile: per me e per mia figlia è stato Cuccureddu. Un omonimo ingenuo e pasticcione del terzino di un calcio che fu. (Beppe Furino, per ora non pervenuto causa minor fascinazione del nome).
Si prende il Cuccureddu e lo si perde in un bosco mentre se ne va per funghi. Lui vuole tornare a casa ma non sa la strada e gironzola. E volete che non incontri nessuno e che si annoi? Ma dico, gente di poca fede, siamo o non siamo in un bosco delle fiabe? Che poi è proprio il boschetto della tua fantasia, un container zeppo di gente e di occasioni: nani vocianti, streghe mangiabimbi, principi colorati, ranocchi pomicioni, principesse narcolettiche, cavalli scossi di principi incerottati, dalmata sparsi, gatti jazzisti, orchi verdi e puzzolenti, corsari anch’essi fuori rotta, ladroni e aladini e una lampada magica che chi la sfrega torna a casa subito e col cesto pieno di funghi grossi così. Di tutto di più insomma, compresa la possibilità di far incontrare a Cuccureddu proprio la creatura medesima che vi sta ascoltando. Più protagonista di così, insomma, non si può.

Nell’introdurre un personaggio o una situazione, io di solito mi limito a presentarne alcuni segni, lasciando che sia la creatura a riconoscerlo, compiacersene e metterlo in scena direttamente.
Ma chi c’è lì? Chi vede ora Cuccureddu? Una vecchia signora con un cestino pieno di mele rosse? Ma chi sarà e dove andrà? In questo modo la storia vive anche come ripasso interattivo dell’intero mondo fantastico che la creatura si è fin qui costruito.

Di fronte a qualunque personaggio incontrato per la via, il buon vecchio Cuccureddu snocciola la sua breve storia che si è perso e se per favore qualcuno lo aiuta. E il suo interlocutore a volte lo aiuta con indicazioni topografiche più o meno chiare (dopo la casa della nonna, vai fino al castello di carte arrivi in piazza e chiedi di un certo Bart Simpson che lui sa tutto); a volte invece se lo tira dentro nella sua storia (porta queste mele a quella fanciulla, tieni questa spada che arriva un drago). Cuccureddu è generalmente sprovveduto ma può anche avere lampi di improvvisa consapevolezza (mettiti i guanti prima di maneggiare un fuso, procurati un procione cui far assaggiare la frutta sospetta), che possono anche rimettere in discussione le vicende dei personaggi stessi.

Inutile dire che dopo più di un anno il nostro Cuccureddu non è mai tornato a casa. E che se mai ci arriverà, il giorno dopo sarà di nuovo in giro per funghi, sperando di perdersi ché altrimenti si annoia a morte.

Poi c’è anche la fiaba educational (da "La triste vicenda della Principessa Fruganaso" in poi) ma questa è un’altra storia.

[+] :: ore 17.20 :: 4 comments


:: by :: lisagialla
corsi di recupero per signorine

A sedici anni avremmo già potuto sapere tutto. Distinguere gli uomini dai mascalzoni, saper ricondurre alla ragione i Peter Pan, i Tarzan alla civiltà e rinfrescare il corredo.
non tutto è perduto: questa settimana, su left wing.

ifi: pride and prejudice, un [altro] test, il dissenso.

[+] :: ore 09.18 :: 15 comments


18/09/05

:: by :: moni
le mie "vacanze"


Da un villaggio Masai senza acqua corrente ed elettricita' a un appartamento veneziano in cui andare in bagno voleva dire rischiare di trovarsi qualcuno nel letto (e non in quel senso).
Ferie scomode? Tutt'altro.
E dopo la prima settimana e il primo weekend lavorativo ne sono piu' che convinta.
La vita sognata, piuttosto.
Benritrovati:)


[+] :: ore 23.13 :: 4 comments


16/09/05

:: by :: lisagialla
seconda di servizio

non acquistare il capo - o l'accessorio - di stagione così come si presenta sulle riviste di settembre; se proprio, scegliere un altro colore, variare in tema sul modello. battere strade poco conosciute e mantenere il massimo riserbo. stilare regole ferree con le amiche per la gestione delle porzioni di guardaroba sovrapposte. nell'impossibilità, attendere che il clone faccia la prima mossa, darsi tre giorni e confidare nella buona sorte. questi sono i comportamenti da tenere per scongiurare la spiacevole sensazione di truffa e cosmica ingiustizia che prende alla vista di un'altra vestita esattamente come te.
oppure tu puoi essere eva longoria e l'altra serena williams. sconsigliato il viceversa.

[+] :: ore 10.15 :: 22 comments


15/09/05

:: by :: Zio Burp
C’era una volta una fiaba, che è entrata dentro un’altra

Fare degli errori mentre parlate con una creatura di età prescolare (ma ora che ci penso anche con un adulto…) è uno dei pochi semplicissimi trucchi per essere sicuri che vi sta ascoltando. Vi correggerà. E vi considererà magari un po’ sbadato (il gatto non fa bau), o irriverente (la Bella addormentata non russa).
Il suo bisogno di certezze è noto: fondamenta su cui costruire un mondo. Se il vostro racconto cozza brutalmente con i suoi pochi ma radicati convincimenti, scatta un cortocircuito doveroso e costruttivo: se ormai delle convinzioni ce le ha, una creatura ve le sbatte in faccia senza tante menate - com’è giusto che impari a fare - godendo pure del fatto di correggervi.

Da qui a sbagliare apposta le fiabe, il passo è breve: e divertentissimo. Con l’errore scatta la correzione e l’invito a rientrare negli schemi. Ma se dopo qualche tentativo l’errore è accettato da una creatura incuriosita, allora è l’adulto che questo errore deve farlo germogliare e fruttare. L’errore porta altrove, il racconto si arricchisce e cambia strada. Io quando una fiaba mi stufa (perché magari mi viene chiesta per la quinta volta di seguito) o non me la ricordo o voglio “svoltare”, allora mescolo le carte. Metti, che so, due bambini impauriti nel bosco. Dopo tanto camminare trovarono:
- una radura cui accorrevano tutti gli animali del bosco gridando “è nato, è nato”.
- una casetta piccola piccola in cui c’era una tavola apparecchiata con 7 piattini, 7 bicchieri, 7 forchettine.
- una principessa belladdormentata che russava come un trattore.

In definitiva gli strumenti sono due: mixare le storie e rovesciare gli schemi. E non a caso proprio questi strumenti sono alla base di quel capolavoro che è Shrek.

Poi c’è anche L’Odissea di Cuccureddu. Ma questa è un’altra storia.

[+] :: ore 16.33 :: 13 comments


:: by :: SuperBimba
Cherry blossom girl[10]

Da grande se vivessi in Giappone vorrei fare di mestiere quella che dà i nomi italiani alle cose, visto che da quelle parti impazziscono per tutto ciò che viene dal nostro Paese - o che ne può avere, anche vagamente, l'aria. Passi per le assurdità tipo il cartello Ristorante buonasera - menù del giorno, per l'effetto comico dato dalla trascrizione fonetica gerato itariano, per le concordanze zoppicanti come (sempre di gelateria parliamo) coppa estivo, per le presunte firme come Rinascante Valentiano (vista su un paio di scarpe, ricorda un po' la Ginia Bellafante di labranchiana memoria). Sui ravioli italiani in scatola marca Kagome se la cavano per un pelo, anzi, per una consonante.
Ma la linea di vestiti Ottimo braccio non vi pare un po' troppo?;)
Potrei sfruttare la mia laurea in francese proponendomi per un impiego biligue, perché anche in quell'idioma gli strafalcioni sono notevoli (anche se l'italiano, detto con una punta d'orgoglio, piace - quindi frega - molto di più). Per quanto riguarda l'inglese, anche in questo caso, ce ne sarebbe di bisogno. Ma non sia mai che poi non sbagliano più nulla e noi dobbiamo fare a meno di questo irresistibile repertorio...

[+] :: ore 12.37 :: 5 comments


14/09/05

:: by :: lisagialla
garbo is quiet

tutti hanno bisogno di credere in qualcosa: io credo nelle dive.
e vivo tempi difficili, da quando jennifer 'from the block" lopez è stata riconosciuta signora delle borse di lusso. mi immagino, in quel preciso istante, le divine autentiche che accarazzano il monogramma sgualcito, chiudono i bauli di famiglia e sospirose fuggono altrove. qualcuno riveli dove: non sono pronta, io, per stelle sguaiate.
non è questione di fianchi abbondanti. anche se, riconoscendo validi soltanto modelli di stile irraggiungibili, mi riesce più facile idolatrare le mai abbastanza magre: tra il pancione agli sgoccioli di britney spears - che è necessario smettere subito di fotografare, figurarsi approntare un guardaroba platinato all'uopo - e quello di gwyneth paltrow, la differenza salta agli occhi.

l'autentico coefficiente diva si misura in scandali, era estate fino a un attimo fa. a spulciare ogni trafiletto, la storia più avvincente [*] della stagione risulta ancora essere quella della tata di jude law: lui un sex symbol scialbo, lei una elegante portaborse, l'altra una baby-sitter come tante, pure un po' peggio. nella scala internazionale del pettegolezzo, siamo giusto un gradino sopra alla signora del quinto piano, distintissima, scappata con l'idraulico. il marito è stato visto aggirarsi perplesso presso il locale circolo del tennis, vi tengo aggiornati. resisterebbe kate moss, non mi inquietassero le ultime voci. ecco, magari è solo una conseguenza nefasta dell'eccesso di informazione di questi - signora mia - rutilanti tempi moderni. persino madonna - che se avessi dovuto scegliere l'allure indiscutibile degli ultimi vent'anni, ecco: lei - non riesce a scongiurare l'effetto bigodini quando caccia a calci dal letto il marito guy ritchie, che russa. russa, santo cielo.

greta garbo di certo dormiva zitta, parlava poco, quando rideva faceva notizia. tra qualche giorno compie - presente indicativo - gli anni. alcuni. auguri.

[*] per decenza, non dirò più una parola su questo argomento. figuriamoci su quest'altro.

[+] :: ore 12.39 :: 16 comments


13/09/05

:: by :: Zio Burp
La musica dentro. Che però fuori non si vede

Io sono anni che me lo chiedo, credo dal 1985, da quando mi comprai il primo sony come allora tutti noi si chiamava il walkman: ma se ascolti la musica, come cazzo fai a star fermo, muto e impassibile? Cioè, hai la tua musica nelle orecchie, l’hai scelta tu, e allora perché visto da qui sei una palla di ghiaccio? Non ti sto dicendo di fare la break dance per strada o un campionato di
air guitar, ma un pochino di partecipazione diamine. Un sorriso, un accenno di coro muto, una mossettina, un piede che si muove, no? Ma la senti davvero o l’ascolti e basta ’sta musica. O ne ascolti solo di gelida? O tragici GR e dibattiti pallosissimi? Detto tra noi, se ascolti solo roba che fuori non si vede nulla e ti tieni la faccia di sempre, allora forse devi cambiarla quella musica, no?
Non so che gente incontrate voi ma di questi tempi, a maggior ragione con tutta questa portabilità e personalizzazione della musica, io queste domande me le fo. Che io certe volte mi devo fare violenza per limitare il mio corpo entro un minimo rispetto delle regole della convivenza civile. Ma se ascolto the Genius i piedi vanno da soli, se sto con Prince mi si muove il culo, se scelgo Bill Evans le dita, se tocca a Monk cammino sghembo, se ho Chet Baker magari piango, coi Police ballo, con Nat king Cole mi croonerizzo, con Paul Simon ho ancora 15 anni e fischio a labbra spiegate tutti gli assoli di Brecker eccetera.
E con questi e molti altri ancora, poi, appena parte la nota giusta (dolorosa o gioiosa, ma comunque quella nota lì, quella espressiva, tirata, vissuta, piena di cose che solo lei può dirmi), lì è la stessa muscolatura del viso che mi si contrae: e lì è puro pathos.
È la faccia da blues, da nota vera che ti ribalta la pancia. È quell'espressione che chi ti sta accanto nel mondo - in treno per esempio - nel migliore dei casi pensa che stai avendo un orgasmo. Nel peggiore che stai silenziando una scorreggia.

Insomma ti arriva o non ti arriva nella pancia la musica? Se ti arriva e sei tu che ci metti un filtro, per piacere levalo. Se non arriva, dai, cercane un’altra di musica. Vedrai che la trovi, e che ti fa bene. A te e al tuo prossimo che ti incontra per strada tutti i giorni.

Firma anche tu l’appello del “Movimento per l’esportazione e la condivisione dell’espressione musicale nella dinamica corporea quotidiana”.

[+] :: ore 15.54 :: 22 comments


12/09/05

:: by :: SuperBimba
Cherry blossom girl[9]

Oggi il Giappone per me è una canzone lisergica di Nakashima Mika che mi ha accompagnato per tutto il tragitto verso il ritorno al lavoro in loop continuo. Ho comprato dei biscotti, ieri sera, e mi è sembrato strano che non fossero impacchettati in bustine singole. Forse sto un po' rompendo, con questa storia del Giappone, ma perdonatemi, devo ancora recuperare l'uso delle posate.

[+] :: ore 15.57 :: 1 comments


:: by :: Zio Burp
Dell’iniquità del battimano controcorrente

Io non so se questo popolo riuscirà mai ad avere il ritmo nel sangue. E so per certo che la scuola pubblica si occupa poco e male dell’educazione musicale dei piccini. Ma qui mi pongo pubblicamente un eterno quesito: arriverà mai il giorno in cui il pubblico di un concerto batterà le mani in levare e non in battere? Dico spontaneamente. Prima che dal palco qualcuno gli segnali la rotta giusta.
È vero che non si nasce imparati, ma è vero che non è mica difficile.
Il levare è sul 2 e sul 4 della misura in quattro quarti (il 95% della musica che ascoltiamo). Su uno zumpagramma che reca Zum Pà – Zum Pà, il levare è quel Pà, è il tempo detto debole della misura, è lui che eventualmente ha bisogno di un aiutino, del vostro clap.
Per semplificare al massimo, nel rock, il Pà è quando il batterista pesta sul rullante, colpo detto anche Cià dai trascrittori in tumciagramma: Tum Tum Cià – Tum Tum Cià).
Lo Zum (o Tum) del battere lo segnano già tutti (cassa e basso per primi). Ebbene, lasciatelo in pace. Lo Zum se ne frega dei vostri accentini manuali, non spostano nulla, gli fanno proprio un baffo, nemmeno li sente lui.
Ok ci siamo? Ognuno con la canzone che sta ascoltando ora, dai. All together now, clap your hands, a generare un unisono battimani in levare che cambi la storia.


[+] :: ore 16.05 :: 2 comments


11/09/05

:: by :: SuperBimba
Cherry blossom girl[8]

Mentre fuori piove e c'è insieme il sole, in questa mattina alla fine di un'estate senza estate, il Giappone ora sulla mia scrivania ha la forma di due bottigliette identiche di profumo di incenso e violetta, un profumo che appartiene tanto al Giappone quanto alla mia infanzia, un profumo che da tanto tempo avevo voglia di tornare a sentirmi addosso.
com'è il Giappone, come sono i giapponesi? mi chiedono - inevitabilmente - tutti, e io non so perché per prima cosa rispondo sempre puliti. Di una pulizia totale, profonda, accurata, maniacale, dei luoghi e delle persone. Ripenso a quelle sere nei bagni giapponesi (la doccia insieme prima del bagno comune, una cosa che diventa subito naturale e piacevole), ricordo la bimba minuscola che con le manine insaponava la schiena della mamma - e forse quella stessa sera nasceva un'altra bambina che porta lo stesso nome e cognome che avrebbe dovuto avere mia figlia, se il mondo fosse un posto più giusto. Mi torna in mente quando Letizia (o era Francesca, non so) gettò inavvertitamente il biglietto del treno in un cestino dell'immondizia e i signori delle pulizie si materializzarono chissà da dove aprendo l'armadietto metallico e aiutandola a ritrovarlo.
Già, i cestini dell'immondizia. Ce n'è qualcuno, ogni tanto, ma solo nelle stazioni e fuori dalla capitale. Ormai eravamo abituati a portare i rifiuti in borsa fino a sera. L'ordine giapponese è un po' contagioso, sicuramente lo è per me, che del gioco amo soprattutto le regole. Meno contagiosa la lentezza e la totale mancanza di elasticità: in molti casi basta immaginarsi la via più tortuosa verso la soluzione e quella sarà molto probabilmente la via giapponese.
Vorrei una yukata perenne che alla fine della giornata mi permetta di togliere, insieme ai vestiti, tutte le preoccupazioni, e di sentirmi avvolta in un'aria familiare che mi renda invincibile. Purtroppo non si va mai in vacanza da se stessi, quindi resto vulnerabile e sempre troppo scoperta. Ma ho imparato tanto. E imparare resta una delle poche cose belle della vita che nessuno ti può portare via.

[+] :: ore 09.25 :: 9 comments


09/09/05

:: by :: MaxTG
Tu chiamale se vuoi...emozioni.

Che non passano mai.

[+] :: ore 13.26 :: 0 comments


:: by :: SuperBimba
Cherry blossom girl[7]

Lo sapevate che gli internet point in Giappone sono rarissimi? Oppure che hanno scritte incomprensibili che non si fanno decifrare da blogger italiane in trasferta? Connessione volante (scusate il gioco di parole) dall'aeroporto di Kansai, Osaka.

[+] :: ore 01.11 :: 8 comments


08/09/05

:: by :: Zio Burp
Giocandolo (ovvero il gioco dei 7.000 nani)

La mia recente vocazione di babbo autodidatta mi porta a spendere una buona quota del mio tempo libero a nella realizzazione di castellinaria. I castellinaria sono quelle attività che impegnano la creatura in modo attivo e creativo. Sono divertenti e utili insieme. I neuroni della creatura lavorano, si fanno dei gran giri di valzer, conoscono altri neuroni, socializzano, germogliano sinapsi. I neuroni dell'adulto ripassano e a volte sorprendentemente imparano.
Un castellinaria può essere un gioco, una storia, un disegno, una musica.
Detto questo, i sette nani, appunto. Tutti li conosciamo (ma dirli tutti a memoria senza ripeterli mica è facile).
Ma poi chi l’ha detto che erano solo sette? Senza contare settenani verbali (dimmelo, dammelo, piglialo, mollalo), ce n’è parecchi altri, basta cercarli.
E il gioco del settenano è proprio quello: costruire settenani con nomi di animali (canolo, gattolo, leopardolo) con nomi di amichetti (Paololo, Michelele, Veronicala) pappe, cartoni, personaggi, vestiti e via. Garantisco ottimi risultati di elasticità e creatività dai 2 anni e mezzo in su.
È stato giocando al settenano che ho avuto la certezza che esistessero due nani nascosti in ogni parco giochi che si rispetti: scivolo e dondolo.


[+] :: ore 16.59 :: 78 comments


:: by :: lisagialla
apri piano

posso dire che a me l'unica cosa che piace davvero del nuovo ipod è il nome?

[+] :: ore 16.42 :: 10 comments


07/09/05

:: by :: lisagialla
front and back

chiunque sia stata sedotta e abbandonata - i. e. chiunque - prima o poi scivola lungo la china sbiadita delle afflitte di professione. le privilegiate collezioniste di amiche senza pietà vengono salvate a un passo dal baratro e riportate alla ragione; iniziative che negli anni finiranno rinfacciate come quella volta che io - sola! - ti ho salvato dal suicidio sociale. in realtà l'unico rischio - calcolato - è un muso sbalordito ma abbastanza silenzioso da essere scambiato per sostanziale miglioramento. le altre, quelle lasciate rotolare, perdono di incisività nelle invettive e acquistano peso; si appannano persino gli addominali scolpiti dal troppo singhiozzare.
dona l'arietta afflitta sulle prime spiagge di stagione, e la tresca estiva sbandierata col collega, e una nuova seducente immagine a corredo di dichiarazioni dolorosamente consapevoli a settembre. mi affeziono, io. empatizzo. ma adesso, per cortesia, qualcuno afferri jennifer aniston per i proverbiali capelli e le regali una sitcom moscetta da protagonista: sarà comunque meno umiliante del giro di interviste televisive [1] con l'occhio lucido, e poi l'oblio.

[1] e proprio alla stessa diane sawyer che brad prese a male parole sull'argomento? benedetta ragazza.

[+] :: ore 14.11 :: 9 comments


:: by :: Zio Burp
Street marchetting

L’adesivo è molto spartano, il messaggio molto chiaro: “La do.”
Segue numero di cellulare.
Se l’autrice è una delle varie signore che anche in pieno giorno passeggiano qui sotto, complimenti: lo street marketing fa proseliti. E in tutti i settori merceologici.
Però, scusate, se si tratta di un servizio di meretricio, il messaggio è quantomeno ingannevole: la perentorietà dell’offerta sembra conferire all’atto della dazione un alone di entusiastica liberalità. In altre parole non si parla di prezzo.
Se invece è il solito scherzo dell’ex fidanzato rancoroso, quello che scarabocchia i numeri nei bagni dei treni, allora è quasi un peccato, no?


[+] :: ore 12.06 :: 17 comments


06/09/05

:: by :: lisagialla
pretty and broke

hobo: hey man, can I have a buck?
abercrombie: no, I'm sorry, I only have $2 on me.
hobo: come on man.
abercrombie: I'm really sorry pal...I need it.
hobo: come on! you're pretty and pretty people are never broke.
abercrombie: yes we are! we just look better in it, now leave me alone!
autentiche smaglianti in bancarotta: tutti i segreti di una borsa chanel.

[+] :: ore 10.37 :: 1 comments


:: by :: la raffa
i segreti di bellezza di Miss intercity

Prima di uscire di casa, due gocce di Frontline dietro le orecchie, al posto del meno efficace Chanel n.5, assicurano a ogni ragazza freschezza e protezione per tutto il viaggio.


[+] :: ore 10.05 :: 9 comments


05/09/05

:: by :: Zio Burp
Lost & Found (& Looking for) #1

Lost: un’ora in coda in autostrada, un etto di peso.
Found: un libro molto promettente, 1 kg di peso, un portafoglio pieno di debiti.
Looking for: la parrucca afro che avevo il giorno del mio matrimonio, la mia copia su TDK C90 arancione del primo disco di Claudio Bisio. (Ma va? Anche Bisio ha il blog?)

[+] :: ore 17.47 :: 0 comments


04/09/05

:: by :: lisagialla
dreams that you dare to dream

non sono stata io a rubare le scarpette rosse dal museo di grand rapids, minnesota. io ero una bambina coraggiosa. a sei anni tingevo di sangue le punte delle scarpe da danza, trovando nel balletto classico l’occupazione più cruenta tra quelle messe a disposizione dalla quieta provincia borghese. predestinata al callo, ho riconosciuto il mio destino tra i solchi di una fiaba sonora di andersen. a mille ce n’è, ma quella mi atterrì. così non me la sono sentita di implorare l’aiuto del boia per liberarmi, tramite amputazione, delle scarpe più belle del mondo. non a sei anni. non ancora, per l’amor del cielo.
è stato solo quando dorothy gale, da una fattoria nel kansas, ha spiegato nella magia del technicolor l’essenza di un paio di scarpe luccicanti e rosse – quelle argentate, nel libro, non rendevano appieno l’idea - che ne ho finalmente colto l’urgente necessità. da allora non c’è stato natale senza una visione de 'il mago di oz'.

ciononostante, non sono stata io a rubare le scarpette rosse di judy garland dal museo di grand rapids, minnesota. ne ho comprato un paio, piuttosto. scintillante, oggettivamente immettibile. ma la funzione di certe scarpe non è quella di venire calzate: è come il linguaggio dei fiori, solo più affidabile. rosse, servono a garantire un sereno ritorno a casa, senza dover rinuciare a escursioni avventurose oltre l’arcobaleno. forte di questa consapevolezza - e convinta che quella di ballerina fosse comunque una carriera troppo pericolosa - ho deciso di studiare da astronauta. crescere è una questione di compromessi.
mi è sembrato del tutto naturale, quindi, cogliere una qual aria familiare nei tratti di eileen collins, ospite qualche sera fa al late show di david letterman. a quarantanove insospettabili anni questa donna – nel 1995 la prima a pilotare uno space shuttle, nel 1999 la prima a comandarne uno – è stata a capo della missione 'return to flight' con il sorriso di judy garland. composta nella tuta un po’ rigida, ha raccontato di come sia riuscita, con l’aiuto di fidati compagni di viaggio, a riportare il 'suo' discovery a casa. dopo aver messo due anni e mezzo di distanza dallo spettro del columbia, coordinato le prime operazioni di manutenzione nello spazio e rimandato per due volte, causa maltempo, le procedure di rientro, la signora è infine tornata dalla nostra parte delle nuvole. io, che certe cose le sogno ancora nel dettaglio, ho riconosciuto lo sguardo: eileen collins ha gli occhi di chi sa indossare scarpette rosse.

perciò no, non sono stata io a rubare dal museo di grand rapids, minnesota, le scarpe di rubino che riportano dorothy alla sua fattoria nel kansas, alla fine de 'il mago di oz'. una ragazza sa che, in casi estremi, l’unico modo per tornare a casa è fare affidamento solo sulle proprie scarpe, per quanto improbabili.

[+] :: ore 14.47 :: 5 comments


02/09/05

:: by :: Zio Burp
Tic tac tic tac driin: it’s love!

Lady Burp via sms: Tua figlia ha detto “Mamma ho visto Edoardo e la testa mi suona come una sveglia”.
ZB risponde: Uh…is it love? Allora è questo che vi capita a voi femmine quando vi innamorate?
LB: certo, non lo sapevi? Poi ha aggiunto: “Mi piace da sposarmi”
ZB: Mhmm di’ al babbo di Edoardo che gli devo parlare.

Ora, a parte che dopo sole due settimane Edoardo è stato rimpiazzato da Steve… come sarebbe chi è Steve? Steve è su LA7 tutte le sere, Steve è il paffutello del deserto, è l’uomo che a mani (e gambe) nude afferra serenamente serpi e coccodrilli e varani, con la scusa di mostrarceli da vicino, ma in realtà per il puro gusto di scassargli i maroni, poveri rettili velenossisimi e mordaci.

Quindi, dicevo, al di là della rapidità con cui principiazzurri virtuosi e virtuali si alternano nei sogni di una treenne, vorrei capirne di più di questo meccanismo.
Sapevo dell’orologio biologico. Mi sfuggiva l’esistenza della sveglia dell’innamoramento.
Si può puntare?
Cambiare suoneria?
Zittire?


[+] :: ore 09.15 :: 10 comments


01/09/05

:: by :: karen
Ho appena scoperto..

che il correttore di word contempla anche il latino tra le lingue da scegliere!!! Lo so son cose contano queste..



[+] :: ore 17.11 :: 3 comments


:: by :: Zio Burp
Verbale di autorizzazione all'ingiallimento

Il cda e il cdr di BURP!, riunitisi tutti quanti per la tradizionale sessione estiva, in assemblea plenaria allargata nello sgabuzzino degli specchi, deliberano all’unanimità di concedere a Zio Burp l’autorizzazione a impersonare il giallino del mese per tutto il settembre prossimo su MBG, cui contestualmente inviano cordialità assortite, deferenti inchini e torridi baciamano.

Vivamente congratulandosi con il prescelto, chiamato a tale prestigioso incarico, il cda e il cdr di BURP! auspicano che ciò possa contribuire a elevare le magnifiche sorti e progressive delle proprie e altrui digestioni pubbliche, dovunque esse avvengano, stimolando i pavidi, pungolando gli ignavi, sfamando infine gli affamati, secondo l’antico motto webvangelico del “prendete e linkatene tutti”.

La seduta è tolta. Tutti al bar.


[+] :: ore 14.40 :: 10 comments